Ultima riunione plenaria, lunedì 26 aprile in videoconferenza della corrente stagione sportiva con un ospite d’eccezione: l’arbitro della CAN Antonio Giua della Sezione di Olbia, primo ed unico arbitro della sua Sardegna a far parte dell’organico della Serie A. Il Presidente Paolo Prato, presentandolo alla numerosa platea da remoto (più di 100 contatti), lo ha definito “una figura trainante per il mondo arbitrale ed un esempio da seguire per le sue qualità umane e tecniche”. Ha ricordato i suoi traguardi arbitrali, la sua brillante ed anche veloce carriera, i riconoscimenti ottenuti, primo fra tutti il Premio “Colosimo”, quale miglior arbitro della Lega Pro nell’annata 2016-2017.
Anche il vice commissario Can Giannoccaro ha sottolineato come non si potesse concludere meglio la stagione, sicuro che la presenza di Giua sarebbe stata un arricchimento per tutti gli associati, ai quali ha augurato un buon finale di stagione.
Ivano Pezzuto e Alessandro Cipressa hanno dato il benvenuto all’ospite, ricordando il percorso comune compiuto e l’amicizia che caratterizza il loro rapporto, evidenziando, inoltre, la coerenza comportamentale di Antonio, uomo dai sani valori, esplicitata attraverso il suo modo di essere e di agire, un vero amico che conosce ed ama la nostra terra, tanto da poter essere riconosciuto a tutto tondo come “uno di noi”.
“Fare riunione per la sezione di Lecce e soprattutto per te Paolo, per la tua Sezione, è un onore. Ti stimo tantissimo come persona e gli associati di Lecce sono fortunati ad averti”: queste le parole di Antonio ancora prima di presentarsi, ricordando la sua prima conoscenza con il nostro Presidente, suo osservatore in un Nardò – Casarano.
Emozionato, condividendo sentimenti comuni di amicizia e di stima nei confronti dell’intera famiglia arbitrale leccese, dispiaciuto per non poter vivere il contatto diretto della riunione in presenza e del post-incontro, Antonio Giua, iniziando il suo dire, ha chiarito, con estrema modestia, che la sua presenza sarebbe stata finalizzata a trasmettere un “briciolo di entusiasmo e di esperienza”, utile per tutti ed in particolare per gli arbitri più giovani.
Ha così rivissuto il suo percorso arbitrale e di vita: gli inizi in Sardegna, la stagione pisana ove ha saputo conciliare attività agonistica e studio universitario, raggiungendo traguardi importanti sia in campo arbitrale che professionale, laureandosi in Ingegneria gestionale, il suo rientro a Calangianus, suo paese d’origine, e l’approdo nella massima serie professionistica con prima l’esordio in serie A, a Bologna nel 2017, e il successivo inquadramento nella CAN A nel 2019-2020, dopo due anni di CAN B.
Quali i segreti di questi successi? La frequenza della vita sezionale, l’aver potuto assicurarsi i consigli di grandi formatori e di grandi maestri, l’aver appreso da tanti mentori, l’aver ascoltato gli “anziani” e aver fatto tesoro delle loro esperienze; non secondaria, inoltre, la costanza nello studio e l’essersi appropriato, attraverso anche difficoltà e sacrifici, di uno stile di vita rigoroso e metodico.
Di seguito, attraverso l’illustrazione di alcune slide, ha messo in evidenza alcuni elementi fondamentali che debbono caratterizzare il profilo arbitrale: l’umiltà del saper partire sempre da zero, ripensare alle proprie esperienze, positive e negative che siano, e farne tesoro, ma senza mai credere di essere arrivati, di aver fatto abbastanza, il saper fissare obiettivi chiari, misurabili, raggiungibili, realistici, stimolanti e che abbiano una concreta correlazione temporale nel loro raggiungimento.
Ha quindi rimarcato, per un arbitro che voglia ottenere risultati positivi, l’importanza della preparazione atletica, della conoscenza del regolamento, della frequenza attiva della vita sezionale, dello studio analitico e approfondito della gara cui si è designati, riuscendo a ben comprendere i fattori esterni e quelli interni che la potranno condizionare, ben consapevole che il risultato finale dovrà essere “la decisione arbitrale”, il sapere come agire con la massima concentrazione a seconda dell’evento che si avrà di fronte.
Utili ed interessanti i suggerimenti rispetto ad ognuna delle componenti dell’attività arbitrale, attraverso continui riferimenti a episodi concreti, quali il “pesare” i provvedimenti disciplinari e la loro costruzione, il rispetto reciproco nella collaborazione con gli AA.AA., l’essere se stessi dal punto di vista comportamentale, senza mai snaturare il proprio carattere, evitando qualsiasi distrazione e i possibili errori.
Occorre mettere da parte tutto ciò che è successo prima di un determinato evento, stando concentrati sul presente, immagazzinare solo le informazioni importanti, senza dare per scontato nulla, curando i dettagli, anche con la prontezza mentale necessaria ad anticipare qualsiasi evento.
“Quando c’è una meta, anche il deserto diventa strada”: con questa saggia e incisiva citazione di Stefano Farina e con un commosso ricordo del nostro Daniele De Santis, di sicuro, a suo dire, “presente” tra di noi nella piacevole riunione, ha concluso il suo apprezzato discorso, augurando a tutti il più affettuoso in bocca al lupo.
Successivamente è stato dato spazio ad alcune domande degli associati all’ospite, al fine di conoscerlo meglio e di poter soddisfare anche alcune curiosità: tra le diverse richieste l’attenzione è stata rivolta all’assenza del pubblico durante gli incontri, al rapporto arbitro VAR e a situazioni di gioco e ad ogni istanza Antonio ha saputo dare risposte concrete e di facile condivisione.
Una domanda particolare gli è stata rivolta da un giovane del nuovo corso arbitri che gli ha chiesto se ricordasse cosa avesse provato al fischio del primo calcio d’inizio della sua esperienza arbitrale. Antonio ha così potuto raccontare le emozioni e le sensazioni della sua prima partita, ma subito dopo ha messo in evidenza quanto per lui ogni fischio d’inizio rappresenti sempre un momento ricco di intense e nuove emozioni.
Mario Graziuso ha ringraziato l’ospite per le parole rivolte alla memoria di Daniele De Santis e ha ricordato le iniziative che la Sezione ha in animo per onorare la sua figura. Inoltre, nel sottolineare l’importanza etica della commemorazione delle anime dei “grandi”, ha comunicato che, aderendo all’iniziativa dell’AIA “Centodieci e lode”, sono stati individuati i tre profili più rappresentativi della Sezione nelle persone di Tommaso Corallo, Antonio Casaluci e Daniele De Santis, quali associati di cui perpetuare il ricordo per i meriti che tutti riconoscono loro per la dedizione manifestata nei confronti della vita associativa.
Paolo Prato, nel concludere la plenaria, ha ricordato la determinazione di tutti gli associati di intitolare la Sezione a Daniele De Santis e ha rivolto un caloroso ringraziamento ad Antonio Giua che ha saputo animare con grande professionalità e carica umana l’incontro ottenendo il più ampio consenso da parte dei partecipanti.