Inizia nel migliore dei modi l’attività associativa, seppur sempre da remoto, del terzo mandato presidenziale di Paolo Prato: una plenaria alla presenza di un ospite della caratura di Marco Di Bello, collega, ma ancor di più amico della nostra Sezione, stimato arbitro internazionale. Marco ha arbitrato fino ad ora 116 gare in serie A ed è un punto di riferimento anche per la nostra Sezione.
Il Presidente Paolo Prato lo ha accolto ringraziandolo per la sua disponibilità e sottolineando quanto per gli associati fosse motivo di orgoglio poterlo ascoltare.
Presenti tra i 100 associati connessi (è il numero massimo previsto dalla piattaforma messa a disposizione dall’AIA e purtroppo molti associati non sono stati in grado di partecipare alla plenaria perché collegatisi tardivamente) Danilo Giannoccaro, commissario CAN, Francesco Verri, componente OTR e Antonio Petracca, di recente nominato nel Modulo Talent & Mentor dell’AIA.
Il 2020 è stato un anno tragico, a causa della tragica scomparsa di Daniele De Santis, della morte di Oronzo Rizzo e infine dell’improvvisa perdita di Antonio Casaluci, ex presidente della nostra Sezione:
il 2021 si spera sia un anno migliore e la governance sezionale si sta impegnando per iniziare questo nuovo anno con la necessaria motivazione, perché nessun distanziamento deve fermare la passione arbitrale.
Il Presidente ha poi dato la parola a Marco, certo che con il suo discorso sarebbe stato capace di riaccendere la scintilla dentro di noi, quella stessa scintilla che prima si riaccendeva ogni domenica scendendo in campo.
Il discorso dell’ospite è stato strutturato su diversi piani, a partire da come è iniziata la sua carriera arbitrale, per poi lasciare spazio a domande e curiosità da parte degli associati.
Avendo poco talento come calciatore, all’età di 18 anni ha iniziato a pensare al calcio visto da un’altra prospettiva, quella dell’arbitro. Assumersi delle responsabilità ad una età così giovane deve essere motivo di orgoglio e di vanto perché la nostra attività aiuta ad avere una marcia in più, in tutti gli ambiti.
Ci sono degli aspetti fondamentali e imprescindibili per crescere nel nostro mondo: la conoscenza del regolamento e la preparazione atletica. Questi sono la base dell’arbitraggio. Occorre, tuttavia, avere anche tanta passione, bisogna porsi un obiettivo e avere un sogno e quest’ultimo si raggiunge solo con il proprio sacrificio, senza mai fidarsi delle promesse degli altri.
Non bisogna avere rimpianti su nulla, ogni risultato che si costruisce deve essere realizzato al meglio, impiegando il massimo delle proprie forze, e senza dimenticare nulla.
I benefici di questo “mestiere” sono molteplici: sicurezza nel parlare, capacità di prevenzione, gestione della pazienza, allenamento della concentrazione, accettazione dell’errore.
L’errore non è un problema, fa parte del gioco, ma occorre il massimo impegno per limitarlo. Ci vuole gioco di squadra, perché un collega è capace di aiutarci per risollevarci da una sconfitta ed è anche capace di prevenire un nostro errore parlandoci di ciò che ha fatto lui la domenica prima in campo. Il confronto aiuta a crescere, ascoltare i più grandi o i propri pari è sempre un passo verso il miglioramento.
Successivamente è stato affrontato il tema della collaborazione con gli assistenti, i quali devono essere responsabilizzati dall’arbitro, poiché sono le “telecamere laterali”, hanno una visione migliore in diverse occasioni durante una partita. La leadership è fondamentale, ma non bisogna essere né autoritari né tantomeno troppo democratici, la giusta via di mezzo è una politica partecipativa, come l’ha definita Marco, in cui decide chi ha visto meglio. Il giocatore accetta le decisioni anche in base a come l’arbitro si pone, occorre pertanto dimostrare sicurezza e decisione, bisogna credere nelle proprie doti comunicative.
In campo si arriva felici ma soprattutto pronti a qualsiasi evento: bisogna studiare le squadre in anticipo: ormai ovunque si trovano i video di partite anche delle categorie inferiori. Se si è preparati alle diverse personalità con cui ci si deve confrontare in campo, la partita viene affrontata in modo migliore.
L’errore non deve fare paura, ma occorre imparare da esso, perché il vero danno che si può fare è ripetere uno sbaglio commesso. Quando però si raggiunge un piccolo obiettivo che era stato prefissato, occorre godersi il momento un attimo, per poi cercarne subito uno nuovo.
“Sacrificio, volontà e passione” questi sono gli ingredienti per raggiungere alti traguardi.
Concluso il suo discorso, numerosi associati hanno posto domande, cercando di avere ulteriori spunti motivazionali necessari in questo periodo, ma anche volendo conoscere l’ospite e la categoria in cui egli opera.
Cosimo Politi ha voluto sottolineare il costante impegno di Marco nel volontariato quale sostenitore e testimonial di meritevoli associazioni quali l’AVIS, l’AIDO e l’ADMO: si può dunque affermare che sia un uomo ammirevole non solo dal punto di vista arbitrale ma anche dal punto di vista umano, felice ed orgoglioso di donarsi e dare al prossimo il suo contributo di speranza.
Loris Luggeri ha voluto conoscere il suo rapporto con gli OO.AA. nelle diverse categorie e Marco ha rivelato che il suo atteggiamento nei loro confronti non si è modificato, caratterizzandosi sempre come una “spugna”, pronta ad accogliere consigli e suggerimenti da rielaborare personalmente.
Francesco Verri ha voluto testimoniare l’aspetto umano della sua personalità che, pur avendo vissuto situazioni familiari molto critiche, è riuscito a superare il disagio interiore che non ha minimante inficiato le sue direzioni di gara.
Carlo Melito ha manifestato i dubbi di chi in questo momento particolare teme di non farcela, ma Marco ha saputo trasmettere a lui e a tutti i più giovani associati un messaggio di fiducia e di speranza.
Antonio De Vitis (con il quale il Presidente Prato ha voluto complimentarsi per la pergamena che gli sarà consegnata, insieme all’a.b. Antonio Pagliara, per il loro cinquantesimo anno di appartenenza all’AIA) si è soffermato sulla innovazione del VAR, ritenuto “un salvagente” e ha domandato quale influenza esso abbia nella fase decisionale dell’arbitro. Marco, forte della sua esperienza, ha chiarito che l’approccio alla gara non è modificato dalla tecnologia e il processo decisionale rimane immutato. L’intervento del Var è soltanto un importante aiuto successivo che consente di evitare l’errore.
Danilo Giannoccaro, abituato ad osservarlo nel ruolo di uditore nei raduni tecnici, si complimenta per il suo dire puntuale e motivante, così accattivante per i suoi continui riferimenti al suo vissuto e profondo per i concetti espressi che rappresentano i pilastri della funzione arbitrale.
Alessia Evangelista, giovane emergente dell’OTR, manifesta le sue preoccupazioni per la situazione emergenziale che ha influito pesantemente per l’assenza della direzione arbitrale, ma Marco le ha subito suggerito che non bisogna assolutamente “mollare” per essere più carichi e più felici nel momento della ripresa che ci si augura possa avvenire a breve.
Andrea Romano chiede lumi sulla credibilità arbitrale e Marco ritiene che uno dei principi basilari sia la vicinanza all’azione in svolgimento.
Giovanni Mele vuole sapere se il suo OT dia particolari consigli di natura dietetica, ma Marco è del parere che non bisogna essere troppo rigorosi, ma intelligenti nell’osservare dei principi basilari di ordine alimentare per ottenere risultati soddisfacenti.
Valeria Pepe, giovane arbitro dell’ultimo corso, esprime il desiderio di poter quanto prima cimentarsi nel nuovo ruolo; l’invito che le viene rivolto è quello di essere speranzosa: nel frattempo potrà contare sul supporto sezionale e per il futuro dovrà vivere la nuova esperienza come un divertimento, ritenendo quello iniziale un primo gradino di una lunga scala.
Quali sensazioni si vivono in uno stadio senza pubblico, è la curiosità manifestata da Andrea Santoro al quale Marco risponde che lo sport è fatto per la gente, una gara senza il pubblico non ha lo stesso fascino rispetto ad una con il calore e la passione del tifo.
L’aspetto mentale, in particolare dopo situazioni difficili, è il tema dell’intervento di Andrea Recupero al quale Marco suggerisce che con un giusto processo di autostima si può ritrovare il naturale equilibrio anche dopo situazioni critiche.
Mimmo Carulli, da esperto conoscitore della materia, domanda come si possa superare la pressione mediatica cui sono sottoposti gli arbitri delle massime categorie e Marco rivela che esiste un vero e proprio percorso che aiuta e prepara a gestire ogni tensione per vivere con serenità e tranquillità ogni esperienza.
L’errore nelle sue diverse sfaccettature è l’argomento rappresentato da Alessandro Cipressa e condiviso con Marco: saper fare autocritica, non dare la colpa ad altri, assumersi le proprie responsabilità, condividere l’errore e soprattutto lavorare sull’errore sono gli aspetti che possono aiutare ogni associato, in ogni sua funzione, a migliorarsi e a raggiungere traguardi sempre di maggior prestigio.
Paolo Prato nel concludere i lavori ha elogiato il nostro ospite per aver saputo coinvolgere tutti i giovani, come testimoniato dall’interessante dibattito: il suo interagire con ognuno ha sollecitato l’aspetto motivazionale così importante in questa delicata fase epidemica e il suo entusiasmo contagioso ha sicuramento riacceso la passione e incrementato la volontà di presto cimentarsi sui terreni di gioco da parte di ogni associato.
Marco Di Bello, nel ringraziare, si è detto soddisfatto per l’incontro e ha manifestato la volontà di essere il primo a tenere una plenaria in presenza non appena sarà possibile per vivere da vicino le emozioni oggi provate a distanza.
Era da tempo che desideravamo una riunione con un ospite di così grande spessore: nonostante la situazione e i numerosi impegni, Marco è riuscito a dedicare la serata interamente agli associati della Sezione di Lecce, dimostrandosi ricco di umanità e dotato di una peculiare profondità tecnica che gli rende particolare onore.